A partire dal 7 aprile sono aperte le iscrizioni per il nuovo Mooc - Massive online open course realizzato dal Centro di Ricerca Cremit dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (Cei). Il corso si rivolge a operatori pastorali, giornalisti, professionisti della comunicazione, animatori, educatori, insegnanti, studenti universitari, genitori.
Il corso online gratuito che approfondisce i temi del digitale
Dopo “Educazione digitale”, parte un nuovo Mooc - Massive online open course, un corso online gratuito che approfondisce i temi del digitale con le sue implicazioni multidisciplinari: (Post)
Il Mooc punta ad affrontare le dinamiche post-digitali, le esperienze e le contaminazioni tra umano, digitale e artificiale, riflettendo sulle modalità di interazione, formazione e mediazione culturale. Linguaggi, esperienze mediali, web sociale, educazione digitale, ma anche comunicazione nella Chiesa e nelle professioni del giornalismo sono i temi centrali del corso che ospita le voci di studiosi, professionisti ed esperti nel campo della comunicazione, dell’educazione e dell’etica.
Il direttore Corrado: «Un patto per la responsabilità»
Il percorso formativo è composto da sei moduli, video-lezioni, video-approfondimenti e schede tematiche. Il corso online partirà lunedì 28 aprile per 6 settimane. A partire dal 7 aprile sono aperte le iscrizioni, a questo link.
«In un momento così complesso, ma allo stesso tempo affascinante, intendiamo rinnovare una chiamata che diventa patto per la responsabilità – aggiunge Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Cei –. Questa nuova iniziativa si inserisce nel solco di una tradizione consolidata: oltre a rappresentare l’evoluzione naturale del corso Anicec, avviato circa vent’anni fa per preparare gli animatori della cultura e della comunicazione e poi allargato a tutti gli operatori pastorali, è un progetto di formazione ed educazione per conoscere meglio il contesto comunicativo in cui viviamo e abitarlo al meglio delle possibilità. Infine, è uno stimolo a sviluppare un maggiore senso critico rispetto al digitale».
«Il termine post-digitale – sottolinea Alessandra Carenzio, responsabile della linea di ricerca di pastorale digitale del CREMIT – indica una fase in cui il digitale non è più una novità: la distinzione tra mondo fisico e digitale si sfuma, portando a una nuova concezione della tecnologia come parte integrante della nostra esperienza umana, sociale e culturale. Il concetto, dunque, non implica la fine del digitale, ma segnala il suo intreccio profondo con le dinamiche sociali, educative, economiche e culturali. Una fase, questa, che richiede un’analisi più critica e consapevole».