Ieri mattina, 17 aprile, in occasione della Messa Crismale, la Chiesa di Nola ha reso grazie al Signore per i sessant'anni di sacerdozio del vescovo emerito diocesano, monsignor Beniamino Depalma, ordinato presbitero il 3 aprile 1965. La celebrazione della speciale ricorrenza è stata rinviata a ieri per scelta di monsignor Depalma, momento privilegiato «per comprendere che l’unico Sacerdozio è quello di Cristo, che si effonde per mezzo dello Spirito su tutto il popolo di Dio dal quale Egli sceglie “con affetto di predilezione” – come ascolteremo nel Prefazio – “alcuni tra i fratelli per renderli partecipi, mediante l’imposizione delle mani, del suo ministero di salvezza”», ha ricordato il vescovo di Nola, Francesco Marino, ringraziando monsignor Depalma.
«Carissimo padre Beniamino, a nome di tutta la Chiesa di Nola, le dico sinceramente grazie per il dono del suo ministero sacerdotale che, nella pienezza dell’Ordine, ha messo a servizio della nostra comunità diocesana. Come le ho detto fin dall’inizio del mio arrivo in Diocesi e le ripeto oggi con fraterno affetto, questa è e rimane la sua Chiesa di appartenenza: si senta accolto sempre mentre preghiamo per lei perché il Signore la custodisca a lungo nel Suo amore come in questi primi sessant’anni. Sappiamo di esserle particolarmente cari, avverta anche la nostra carezza di gratitudine», ha aggiunto monsignor Marino che ha anche ricordato gli altri speciali anniversari: monsignor Antonio Corbisiero, settantesimo anniversario, don Franco Capasso, sessantesimo, di don Giuseppe D’Oria, cinquantesimo, don Pasquale Giannino, don Ferdinando Ciani Passeri, don Bonaventure Nsavyimana e padre Antony Ben Sasthamkotta, venticinquesimo.
Gli auguri di papa Francesco per gli anni di sacerdozio vissuti nella carità
Al termine della Celebrazione eucaristica è stata data lettura degli auguri inviati da papa Francesco: «Al venerabile fratello Beniamino Depalma della Congregazione della Missione, arcivescovo, vescovo emerito di Nola, che celebra felicemente il sessantesimo anniversario dell’ordinazione presbiterale. Adempiendo un dovere della nostra carità fraterna, ci congratuliamo per il suo fruttuoso ministero apostolico ricordandone l’instancabile carità, la prudenza e la pietà nei confronti dei sacerdoti e religiosi, nonché, nella formazione dei seminaristi e nel miglioramento della società civile esplicata nella devozione e nella fedeltà verso il pontefice e il magistero della Chiesa, compiendo con mitezza d’animo la missione di annunciare l’evangelo ai poveri. Mentre gli auguriamo ogni bene, volentieri impartiamo la richiesta benedizione a lui e a coloro che gli sono cari, chiedendo preghiere per il nostro ministero petrino».
Monsignor Depalma ha ringraziato per il caloroso affetto ricevuto: «Non poteva toccarmi nulla di più bello che diventare prete, diventando prete ho trovato la pienezza della mia vita e ho trovato la qualità della mia esistenza. Il mio primo pensiero, oggi e in questi giorni, è a Dio, Dio che ha rischiato con me, mi ha ritenuto degno, consegnandomi le cose più serie che gli appartengono: la Parola, l’Eucaristia, il dono del pastore per guidare la Chiesa.Questo è il momento degli affetti, mi sento prete realizzato, mi sento prete felice, non sono un prete nostalgico del passato: sono felice di vivere oggi e di vivere ancora. Al di là degli acciacchi che mi hanno toccato, sento dentro di me, ancora, la capacità di sognare, la capacità di futuro, il coraggio di sognare un mondo diverso, una Chiesa diversa. Mi sento dentro giovane come il primo giorno della mia ordinazione e, a livello di cuore, vi assicuro, nulla è cambiato.
Devo ringraziare Dio che mi ha dato l’opportunità di vivere bellissime stagioni di Chiesa: è stata bella la stagione degli inizi, con Paolo VI; è stata bella la stagione che ho vissuto con Papa Giovanni Paolo II; è stata stupenda la stagione vissuta con papa Benedetto; meravigliosa questa stagione, complessa, difficile, ma meravigliosa. Sono stato educato dai Papi che si sono succeduti, alla loro scuola ho imparato come vivere il sacerdozio e il ministero, anche in mezzo alle difficoltà. Non rimpiango niente, non rimpiango assolutamente nulla, perché Dio non mi ha deluso, la Chiesa non mi ha deluso. Le croci sono venute perché fanno parte della vita, ma Dio non mi ha deluso, la Chiesa non mi ha deluso, i preti non mi hanno deluso, mai, il popolo di Dio non mi ha deluso; perciò, sono stato capace di andare avanti!
Ormai io cammino verso la mia Pasqua, non so quando arriverà, ma non manca molto, cammino verso la Pasqua, ormai guardo avanti, cieli nuovi e terre nuove che mi aspettano; guardo avanti al giorno in cui potrò incontrare Gesù Cristo, la realtà più bella che io abbia trovato. A voi fratelli, alla Chiesa di Nola e di Amalfi chiedo una sola cosa: accompagnatemi ancora con la preghiera perché non venga meno la mia fede, la mia speranza, proprio in questi momenti, non venga meno il desiderio di incontrare il volto di Dio. Vi voglio bene!»
La lettera indirizzata agli amici sacerdoti
Il vescovo emerito di Nola ha scritto, per il suo sessantesimo, una lettera indirizzata "Agli amici sacerdoti, amabili compagni di viaggio", consegnata al termine della Celebrazione eucaristica. Monsignor Depalma attraverso il testo ha voluto rendere grazie al Signore ripercorrendo le tappe della sua vocazione e del suo cammino sacerdotale, a partire dagli interrogativi sorti all'inizio della chiamata: «Come per molti di noi e forse anche per te, per me tutto è scaturito da un incontro, quando nel mio paese i padri vincenziani predicarono una missione al popolo, secondo il loro carisma specifico. Non subito, ma alcune domande si presentarono alla mia mente di fanciullo: potevo vivere la mia fede rimanendo dov’ero? Dare gloria al Signore impegnandomi in un progetto di vita come tante persone intorno a me, in primis i miei genitori? Forse l’incontro con i missionari era una sollecitazione a guardare in qualche altra direzione? Un invito a fare i conti con una eventualità mai ancora considerata? Mi sarebbe piaciuto diventare come quei missionari e spendere l’esistenza per annunciare il Vangelo e portare una parola e un gesto di conforto ai più poveri? Magari in terre lontane, in mezzo a popolazioni di diversa cultura e religione?».
Domande che lo hanno portato a dire il suo sì: «Che dire in questo momento che impone anche un consuntivo? Nei limiti delle mie possibilità e capacità ho provato sinceramente a dare il meglio, cercando di entrare in sintonia con le tante e differenti realtà in cui mi sono ritrovato, mi sono sforzato di praticare uno stile di accoglienza nei confronti di tutti, in particolare con ognuno dei confratelli e dei presbiteri affidati alla mia fraternità e paternità, sempre considerati come dono prezioso. Ho tentato di essere un operaio diligente del Vangelo di Cristo e, secondo il carisma di san Vincenzo de’ Paoli a cui appartengo, un servo dei poveri, attento e sollecito alle esigenze degli ultimi e alla vita complicata degli emarginati. Non sono mancati contrasti e incomprensioni, ma neanche è venuta meno la grazia della misericordia che ha permesso di risanarli e di rigenerare i rapporti. Di tutto questo ringrazio il Signore e la Santa Vergine Maria di cui ho sperimentato la vicinanza materna e il sostegno
efficace».