Un campo delle meraviglie, per fare meraviglie

inDialogo ha fatto tappa a Lausdomini, per raccontare il Campo parrocchiale con le voci dei protagonisti

Una rivoluzione ed evoluzioni di colori, energia positiva dalle prime ore del mattino. Distanziamento sociale ma una sola voce quando si canta. Un muro che si riempie delle frasi dei bambini, i protagonisti. Anche se quest’anno sono solo in 81 e non 300 come le scorse edizioni. Ma ci sono.

Sono a Lausdomini, frazione di Marigliano, presso la parrocchia San Marcellino, guidata da don Salvatore Spiezia, per partecipare al consueto Campo estivo parrocchiale che quest’anno si è deciso di intitolare Il Campo delle Meraviglie, e che si chiuderà il prossimo 18 luglio. «Abbiamo tentennato fino alla fine - spiega don Salvatore - Eravamo scoraggiati, poi abbiamo deciso che siccome siamo educatori ci dobbiamo mettere in gioco soprattutto nella difficoltà anche perché è per noi un’opera di evangelizzazione e allo stesso tempo di supporto alle famiglie. Superati i primi impacci per le norme di sicurezze è diventato quasi un gioco per i ragazzi il controllo. Purtroppo, non abbiamo potuto accogliere le famiglie nemmeno come pubblico per non creare assembramenti. I ragazzi entrano da una parte ed escono da un’altra».

Questo Campo è per tutti. Anche per i bambini musulmani del territorio. Un segno di speranza, come ha ben compreso Chiara, una bambina, che è rimasta colpita da queste parole: «Quando sarai sul punto di morire pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire», tratte dalla canzone di Vecchioni Sogna, ragazzo sogna. Dunque, nello spazio all’aperto della parrocchia ciascun bambino rispettando le distanze prende posto con sacca in spalla, la mascherina che ti aspetti e il libretto dei canti che invece non ti aspetti.

È più di una semplice Estate Ragazzi. Un percorso educativo per tutti. Cosa significa questo campo allora? «Innanzitutto, vogliamo dare continuità – continua don Salvatore - Dal 98’ ad oggi non ci siamo mai fermati.  Se ci fossilizziamo sulla nostra vita personale non facciamo niente e le difficoltà diventano più evidenti». Preparare il Campo in emergenza ha poi dato l'opportunità fare rete a forze e realtà diverse: la scuola, il Comune e la Cooperativa sociale Irene 95’, la Pastorale giovanile e l’Ufficio scuola diocesani. Don Virgilio, direttore proprio dell’Ufficio scuola, non ha fatto mancare il suo sostegno: «Abbiamo presentato le liste al comune. Ci siamo dati un protocollo di sicurezza interno. C’è una gara di solidarietà, un salvadanaio comune, parrocchie gemellate estere e progetti nel progetto». 

«La bellezza di questo campo - racconta Fedele Salvatore, presidente della Cooperativa Irene ’95, principale promotrice del campo - è la freschezza e la novità. I ragazzi sono vogliosi e desiderosi, si informano e sono stimolati. I ragazzi sono una certezza. Andrà tutto bene se noi faremo la nostra parte. Andrà tutto bene non perché qualcun altro interverrà. Ecco perché abbiamo aperto questo cantiere delle meraviglie, per fare meraviglie. Il campo è condotto in maniera laica. Tutto quello che riguarda la fede entra attraverso le tematiche di solidarietà affrontate e con l’eucaristia domenicale, alla quale si è liberi di partecipare o meno». Tematiche di solidarietà affrontate, nel momento comune di inizio giornata.

Anche gli animatori esprimono la propria gioia. «Prendo parte al campo fin da piccola - spiega Anna -, per me è diventata una famiglia, mi sento a casa, mi sono anche fidanzata. Stare a contatto con i bambini è un’esperienza bellissima. Si capiscono tante cose come la solidarietà, l’umanità. Per noi è volontariato. Per i bambini è importante. Dopo mesi particolari questa è l’opportunità di ritrovare la normalità». Anche Rossella è cresciuta con il Campo, e ne sottolinea la bellezza e l’importanza nonostante le difficoltà: «È bello relazionarsi con i bambini e vederli felici. All’inizio c’era difficoltà per le norme da rispettare. I ragazzi sono consapevoli del virus e lo rispettano. Facciamo laboratori o giochi in piccoli gruppi divisi per fasce di età»

Un’organizzazione necessaria e ricca: la mattina dalle 9 a 12 con giochi o laboratori divisi per squadre e fasce di età anche per evitare assembramenti, il pranzo a casa è stata una scelta forzata sempre per il rispetto delle norme di sicurezza. Poi il pomeriggio dalle 17 alle 19 sempre divisi ed impegnati in tornei vari. Infine, la sera un momento di cineforum soprattutto, ma anche conviviale e spesso di confronto.

Per un’organizzazione completa non potevano mancare gli adulti che dietro le quinte alimentano la fiamma di questa esperienza. Clementina spiega che mai come quest’anno non si poteva arrivare impreparati: «All’inizio mi sono occupata delle iscrizioni. Siamo stati attenti ad accogliere le necessità delle famiglie. Ora mi occupo della cucina. In vista delle norme di sicurezza noi adulti insieme agli animatori abbiamo fatto un corso di formazione sulle misure anti-covid. Impariamo dall’entusiasmo dei ragazzi».




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