Quel che ci resta della quarantena. Parte 4

Relazione, sfide, benedizioni, cameretta. Ecco altre quattro parole suggerite da Avvenire come bussole per la Fase2

Continua il nostro viaggio tra le parole di Avvenire per la Fase2.

Relazione
La forza del prossimo cura la mia fragilità

Giuseppe Gatti, magistrato antimafia,45 anni, Bari

Il Covid ci ha ricordato anzitutto la nostra fragilità, ma abbiamo anche compreso come la vita e le sorti di un uomo, di una regione, di una nazione, di un continente siano collegate a quelle degli altri. Questa esperienza dice che è proprio affidandoci gli uni agli altri che possiamo curare la nostra fragilità. Riscoprire nella vita la presenza dell’altro e la forza del noi: la relazione e la solidarietà come essenza della nostra realizzazione umana. Non è un caso se proprio ora abbiamo riscoperto la nostra appartenenza comunitaria sentendoci parte di un’unica grande
realtà, secondo quel modello di “legalità circolare” che sognarono i nostri padri costituenti: libertà e uguaglianza sono diritti che stanno insieme proprio grazie al dovere di solidarietà. Sono verità delle quali spero che ognuno di noi faccia memoria, una ragione di impegno e di responsabilità. Che sia finalmente giunto il tempo di un nuovo modello di convivenza fondato sulla “legalità del noi”. (testo raccolto da A. M. Mira)

Sfide
Impariamo a rispettare gli uomini e il pianeta

Filippo Grandi, alto commissario dell’Agenzia Onu per i rifugiati, 63 anni, Ginevra

Nell’isolamento ho avvertito un paradosso: un senso di comunanza fortissimo, nel momento in cui eravamo più separati che mai, più separati di sempre. È stata una sensazione molto forte che ha attraversato tutto questo periodo. Per il futuro mi porto due riflessioni in particolare. La prima è conseguenza del "paradosso" di cui parlavo: che questo senso di comunanza ci spinga finalmente a capire che viviamo in un mondo di sfide globali difficili. Non c’è solo il coronavirus, ma anche il clima, le migrazioni forzate, le disuguaglianze e la povertà. Per affrontarle dobbiamo fare ricorso alla comunanza, non alle divisioni. La seconda: il coronavirus è stato un po’ anche la nostra Torre di Babele: ha indicato i limiti della nostra potenza, perciò spero che questo tempo sia anche un’occasione di umiltà e una lezione attraverso la quale impariamo a rispettare di più il nostro pianeta, gli altri esseri umani, chiunque essi siano. Viviamo in un mondo arrogante ed egoista, perciò davvero auspico che questa lezione ci serva. (testo raccolto da Nello Scavo)

Benedizioni
Il tetto della chiesa per incontrare Gesù

Padre Raffaele Giacopuzzi, parroco della S. Trinità a Villa Chigi, 55 anni, Roma

I trenta pioli della scala che mi ha permesso di salire a celebrare la Messa domenicale delle 10.30 sul tetto hanno dato una connotazione di verticalità a questa "maledetta primavera" che si è aperta a sempre nuove benedizioni dal cielo. La prima benedizione è il punto di vista: il tetto della chiesa, più basso dei palazzi intorno, è diventato la soluzione più ovvia per creare una
comunità ad altezza di finestra e di balcone dove, rispettate le distanze, ci si può guardare negli occhi. Gesù ha detto «quando sarò innalzato attirerò tutti a me» ed è stato bello vedere come sia potente il messaggio del Vangelo quando diventa chiaro che è Lui che ci viene incontro per primo. La seconda grande benedizione è stata che parecchie persone si sono lasciate
commuovere da un Dio così, e alla fine me lo hanno restituito ancora più bello e vicino. Terza benedizione: due persone che convivono da decenni ringraziano la pandemia perché gli ha dato la voglia di mettere il loro amore nelle mani di Dio.(testo raccolto da Danilo Paolini)

Cameretta
La pizza della mamma e tutte le cose nuove

Pietro Mosa, 8 anni, Milano

A me del coronavirus è piaciuto tutto. Mi dispiace per le persone che sono morte e faccio delle preghiere per loro. Penso però che per tutti gli altri sia stato positivo perché è stato
un’esperienza nuova. Chi era mai stato tanto tempo senza uscire? Quante persone hanno fatto una cosa per la prima volta? Mia mamma ha fatto la pizza. Cucinare è stata una delle cose che mi sono piaciute di più, diventerà una delle mie passioni. Poi in questo periodo ho provato tutte le emozioni: tristezza perché non è venuta la nonna, rabbia quando non volevo fare le call di scuola e felicità per la mia cameretta che è diventata bellissima. Abbiamo appeso i miei lavori coprendo tutte le pareti. Davanti alla finestra ho creato il mio giardino, con piccole piante. E in un angolo con delle coperte appese ho fatto la mia chiesa. È lì che ho pensato alle persone che muoiono o si ammalano. Volevo dire un’altra cosa: l’uomo è l’unico essere vivente che si sa adattare. L’ha detto la direttrice della mia scuola. Secondo me è importante.(testo raccolto da Anna Maria Brogi)


Abbonati a inDialogo con l'Avvenire









Questo sito web utilizza i cookie
Questo sito o gli strumenti di terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
design komunica.it | cms korallo.it.