Nella carità una possibilità di vita

La comunità parrocchiale di Quindici durante questi giorni di emergenza, attraverso le parole del parroco e di alcuni operatori pastorali. Il viaggio di inDialogo continua

«La povertà è aumenta così come la carità e la gentilezza»: questo emerge nel racconto al tempo del Covid-19 della cittadina di Quindici. La parrocchia è Santa Maria delle Grazie in Quindici che conta circa 1500 abitanti con due frazioni Bosagro e Beato che fino al 86’ sono state parrocchie a parte. Una cittadina della bassa Irpinia, ai confini della diocesi, famosa purtroppo per l’alluvione del 98’ che causò undici vittime. Sul territorio ci sono molte chiese come quelle dedicate a Sant’Aniello e Santa Lucia e un’altra periferica dedicata a Sant’ Antonio. La comunità in questo periodo di difficoltà ed emergenza si è unita come una grande famiglia come ha raccontato il parroco don Vito Cucca, raggiunto telefonicamente: «Abbiamo avuto un solo caso di Covid. Un giovane che lavorava come infermiere presso un ospedale di Napoli. Però non è stato isolato dai vicini, anzi è stato sostenuto con canzoni ed appalusi, che hanno fatto eco a un grande sostegno degli altri abitanti». Don Vito intanto ha continuato la sua attività pastorale adattandosi a nuovi mezzi comunicativi: «Questo tempo lo vivo come un momento di prova. Cerco di essere vicino al popolo con le celebrazioni, con tutte le funzioni possibili e con le catechesi attraverso i social. Anche grazie a una radio locale Star2000  che trasmette le catechesi così come la messa domenicale».

La comunità di Quindici ha risposto positivamente sia all’emergenza sanitaria sia a quella spirituale come sottolinea don Vito. «I cittadini sono rispettosi delle regole. C’è preoccupazione ma anche attenzione. C’è ovviamente un’esigenza economica e molte famiglie hanno chiesto aiuto al Comune e alla parrocchia che grazie alla Caritas fornisce il pacco solidale. C’è anche un bisogno spirituale soprattutto dei riti. Durante la settimana santa ho dato ogni giorno indicazioni liturgiche da vivere in famiglia e ho notato che molti si sono avvicinati alla parrocchia attraverso queste indicazioni e probabilmente a un bisogno di fede». I cittadini di Quindici hanno riscoperto nelle difficoltà alcune possibilità: «Le difficoltà sono quelle economiche soprattutto  per chi non ancora ha ripreso a lavorare. Ci sono parecchi braccianti agricoli e stranieri che non lavorano. Abbiamo diversi nuclei familiari e piccole attività che sono in difficoltà. La ricchezza di questo periodo è stata riscoprirsi comunità, sentirsi famiglia e chiesa domestica. Nonostante le difficoltà e le distanze dai luoghi sacri le persone non si sono scoraggiate. Si sono riconvertite attraverso una convivialità familiare. Certamente bisogna guardare avanti, ad esempio a settembre rivalutando la modalità di incontri. Intanto viviamo i mezzi comunicativi come strumenti liturgici. Allo stesso tempo la famiglia può essere un punto di partenza e un mezzo liturgico anziché la chiesa come luogo».

In questa fase dove la fragilità emerge sopra ogni cosa Quindici attraverso la solidarietà dei suoi cittadini ha fatto capire silenziosamente che la carità può essere una possibilità di vita. «Abbiamo messo dei cesti in diverse cappelle del paese con una frase famosa di San Giuseppe Moscati, 'Chi può dia, chi non può prenda', e c’è stata una grande partecipazione dei cittadini e degli imprenditori locali che hanno anche fatto delle donazioni alla parrocchia per poter fare la spesa alle famiglie in difficoltà. C’è stata una collaborazione di tutti per contribuire ai bisogni delle famiglie indigenti. Anche la Pro Loco di Quindici ha contribuito facendo donazioni per l’acquisto di generi alimentari».

L’Azione Cattolica, anche a distanza, ha continuato la sua “azione” e la presidente Teresa Santaniello ha raccontato come i gruppi hanno proseguito i propri percorsi, anche se diversamente: «Siccome il venerdì santo è molto sentito a Quindici abbiamo postato il trailer di quella che doveva essere la via crucis recitata e ci siamo impegnati anche con una challenge  dove ogni ragazzo postava una fotografia degli anni passati. Inoltre con l’autorizzazione del maresciallo dei carabinieri i ragazzi sono andati in chiesa due alla volta nella settimana santa per accompagnare don Vito nelle funzioni. Nel mese di maggio i ragazzi postano un’icona sempre diversa della Madonna con la storia e una preghiera ogni giorno. I gruppi inoltre continuano a vedersi virtualmente. Gli adulti si impegnano con il rosario insieme a don Vito. L’Acr fa sempre nuovi lavoretti condividendoli sui social. Mentre i giovani e i giovanissimi fanno gli incontri ogni settimana con le direttive della diocesi>. La stanchezza dovuta alla distanza dai luoghi parrocchiali e dai momenti comuni si fa sentire soprattutto tra i giovanissimi ma non mancano spiragli positivi: «In questo periodo dobbiamo cercare di essere uniti e stimolare sempre. Con i giovanissimi forse è più complicato perché l’entusiasmo va scemando con la modalità a distanza però scoprono di avere potenzialità nuove in questo periodo. C’è tanta riflessione dei giovani rispetto a prima che c’era tanta frenesia».

La Caritas a stretto contatto con la parrocchia e l’amministrazione comunale cerca di non lasciare indietro nessuno: «I poveri sono aumentati. Stiamo organizzando il pacco mensile sia tramite il banco alimentare di Caserta sia tramite la generosità dei cittadini con donazioni e offerte di generi alimentari in ceste che abbiamo messo davanti alle cappelle. Le difficoltà sono aumentate soprattutto per gli immigrati. Per ora abbiamo tamponato. La gente spontaneamente dona in tanti modi. La Pro Loco ha fatto donazioni così come i vari commercianti, supermercati e anche i carabinieri >.







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