Impegnati a moltiplicare la gentilezza

La parrocchia di San Francesco di Paola a Scafati, in questi giorni di quarantena: vita pastorale e solidarietà. La quinta tappa del viaggio di inDialogo nelle giornate delle comunità cristiane diocesane

In una città che conta circa sessantamila abitanti, la principale criticità oltre al numero di contagi – fino ad ora il più alto dell’agro nocerino sarnese – è tenere vivo il senso di unità nella comunità, ed evitare che il tessuto sociale possa strapparsi di fronte alle difficoltà economiche che l’emergenza sanitaria sta provocando. La popolazione scafatese sta rispondendo bene sia all’indicazione di rimanere a casa che agli stimoli offerti dall’amministrazione e dalle parrocchie.

«Con l’intensificarsi delle restrizioni, la parrocchia ha cercato di rispondere, di volta in volta, ai bisogni della comunità - ci racconta il parroco di San Francesco di Paola a Scafati, don Peppino De Luca - . Abbiamo iniziato con una proposta di lettura condivisa con la community Facebook Alveare: book therapy e con Pronto, don Peppino? per dare la possibilità di una semplice chiacchierata con chi ne avesse bisogno. Poi, con l’arrivo dei decreti, ci siamo occupati della consegna a domicilio di alimenti e farmaci agli anziani e alle persone a rischio contagio, attraverso l’iniziativa Acalate ‘o panaro, in collaborazione con la comunità di San Gennaro a San Gennarello di Ottaviano. Ora ci siamo organizzati, insieme all’amministrazione ed alcune associazioni laiche, per la spesa solidale. In questi giorni difficili, la comunità civile e le diverse realtà del territorio si sono sentite interpellate e coinvolte nella vita della parrocchiale».   

Solidarietà e vicinanza alle famiglie e alle persone in difficoltà e, allo stesso tempo, proposte per non lasciare indietro la cultura e l’arte: «L’iniziativa “Chiamata alle arti”  - continua don Peppino - vuole essere un esercizio di racconto collettivo attraverso le diverse espressioni artistiche. Mai come in questo momento, i linguaggi della bellezza sostengono la solidarietà, aiutano a non chiuderci in noi stessi, ci spingono a riflettere e ci alleviano dal peso della stanchezza e della paura».

E come alimentare la fede? Il centro della vita pastorale è legato fortemente alla dimensione domestica della Chiesa: «Ho scelto di non organizzare dirette della celebrazione eucaristica - continua il parroco -. Questo tempo può diventare davvero occasione per riscoprire e valorizzare la Chiesa domestica. Ogni domenica, viene proposta una forma di liturgia domestica che attinge a piene mani dalla ricchezza dei segni e dei gesti liturgici. Questa è accompagnata dall’invito a partecipare alla celebrazione domenicale del nostro vescovo, e da un video pubblicato sulla pagina Facebook con il commento al Vangelo ed il personale saluto alla comunità. Un tentativo di partecipare e non solo assistere alla celebrazione della domenica».

Veronica Ferro, che è tra i capo-gruppo, ci racconta come stanno continuando gli Scout a svolgere il loro servizio e la loro formazione: «Abbiamo cercato di lasciarci educare dalla realtà di questo tempo, cercando di coglierne l’aspetto positivo, soprattutto per la formazione dei bambini e ragazzi. In realtà, all’inizio dell’anno associativo, avevamo deciso di iniziare un progetto proprio sull’uso corretto della comunicazione e dei social, e abbiamo intravisto un grande possibilità per noi e i ragazzi». I social vengono utilizzati come forma di vicinanza e come strumento per continuare l’opera educativa. Bambini e ragazzi sono stati coinvolti in attività semplici non solo creative e di riflessione, ma pensate per sperimentare il servizio al prossimo tra le mura domestiche. «Per quanto possa offrire nuovi spunti, però, la difficoltà naturalmente è che un mezzo di comunicazione non può sostituire il contatto coi ragazzi: sia per loro che per noi è pesante non poter vivere insieme la natura e il territorio».

Le giornate sono scandite dai diversi post ed interventi tramite i canali social ma la parrocchia resta aperta tutti i giorni per l’adorazione eucaristica e la preghiera personale: «Stiamo riscoprendo la pietà popolare come veicolo ed occasione di preghiera comunitaria, - dice don Peppino - seppure a distanza, attraverso la novena a San Giuseppe e la proposta della Vita Crucis». Sfiducia e diffidenza, infatti, sono i pericoli più insidiosi: «Gli strumenti di comunicazione sicuramente ci aiutano a colmare la distanza e, soprattutto, a veicolare un messaggio importante: la comunità continua a prendersi cura di tutti. Bisogna moltiplicare gli atti di gentilezza». Una solidarietà formato famiglia e a dimensione di quartiere. Ciascuno continua ad essere responsabile e attento alla voce del vicino, del familiare, dell’amico, della persona in difficoltà, senza bisogno di uscire di casa.

I segni di speranza di tutta la parrocchia poggiano sulle solide fondamenta de “La Casa di Francesco”, centro di prima accoglienza presso la parrocchia. Aurelia Malafronte ci racconta che le porte di Casa continuano ad essere aperte per gli ospiti, che vengono quotidianamente curati dai volontari. Naturalmente il loro numero è stato ridotto, in particolare la scelta è stata di preservare i volontari più anziani o a rischio. «Il nostro servizio continua, ma ad oggi non siamo gli unici a dare una mano. I fratelli della Casa, infatti, hanno offerto la loro disponibilità per il lavoro di organizzazione e carico della spesa solidale destinata alle famiglie e alle persone in difficoltà. Coloro che ricevono le nostre cure, ora sono diventati essi stessi prossimi, e fanno tutto ciò che possono per far sentire la propria vicinanza, anche solo con uno sguardo, a coloro che in questo momento ci chiedono aiuto».







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