Una vita per essere 'facchino di Maria'

Dalla rubrica del mensile diocesano, Il sale della terra, dedicata ai testimoni di fede del territorio

Pochi mesi fa (aprile 2019), il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha accolto l’istanza del postulatore don Francesco Rivieccio, dopo aver ottenuto parere favorevole dalla Conferenza Episcopale Campana, e la causa di beatificazione e canonizzazione ha potuto iniziare il suo iter.

Il servo di Dio che ha attirato su di sé lo sguardo della Chiesa, fino al punto da immaginare la sua canonizzazione, è don Raffaele Scauda, eccezionale figura di presbitero, la cui vita ha edificato la comunità cristiana e quella civile. Pur servendo nella diocesi di Napoli, don Raffaele è stato un prete della Chiesa di Nola: nato a Torre Annunziata nel 1872, ha infatti frequentato il seminario diocesano nolano e in questa diocesi ha vissuto i primi anni del ministero sacerdotale.

A lui si deve la costruzione del Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Torre del Greco, ancora oggi punto di riferimento per numerosi fedeli del comune vesuviano. Amava definirsi «facchino della Madonna», e la sua biografia è intrecciata alla vita del Santuario.

Sono i primi anni del ‘900, e il giovane prete arriva a Torre del Greco per celebrare messa presso una cappella gentilizia in località Leopardi. Dopo poco tempo si rende conto che il luogo di culto è troppo angusto per le persone che accorrono sempre più numerose. Serve un tempio un po’ più ampio, e nel 1906 finalmente la chiesetta è completata. Di lì a poco, sull’Europa cala la tragedia della prima guerra mondiale, e a don Raffaele è affidata in particolar modo la cura dei fanciulli: così, accanto alla chiesa, fa costruire un orfanotrofio.

Don Raffaele vive di preghiera e carità, e in tanti accorrono a lui per la direzione spirituale, la confessione, un consiglio.

Il 15 settembre del 1943, purtroppo, un bombardamento distrugge completamente l’orfanotrofio, e parte della chiesa, lasciando intatta però la parete con l’effigie, tanto cara a don Raffaele. Mentre cadono le bombe, don Raffaele fa un voto: incoronare il capo della Madonna alla fine del conflitto. Ed è proprio così che avviene: appena quattro anni dopo, al Santuario, con decreto pontificio, è assegnata una corona d’oro benedetta da Pio XII, e il 21 settembre 1947, il cardinale Alessio Ascalesi, attorniato da numerosi arcivescovi, vescovi, prelati e dalla Superiora Generale delle Stimmatine, può incoronare l’immagine della Madonna custodita nella chiesa e inaugurare l’orfanotrofio rinnovato.

Sorgono poco dopo nuovi dormitori, alcuni laboratori e un attrezzato reparto di biancheria e camiceria per assicurare una formazione alle bambine orfane. La totale ricostruzione del Santuario termina nel 1954. Come nella vicina Pompei col beato Bartolo Longo, cui don Raffaele è molto legato, anche qui il tempio dedicato alla Madre di Dio sorge in simbiosi con le opere caritative destinate ai giovanissimi: generazioni di fanciulli, l’infanzia più emarginata e povera, viene accolta, accudita, istruita, e soprattutto trova una casa e una famiglia. Per i suoi grandi meriti civili, Don Raffaele Scauda è insignito della cittadinanza onoraria il 10 gennaio 1954 dal consiglio comunale di Torre del Greco guidato allora dal sindaco Francesco Coscia.

Nel 1981, l’allora arcivescovo di Napoli, il cardinale Corrado Ursi, erge il Santuario a Parrocchia e nel 2006 ancora l’arcivescovo di Napoli, cardinale Michele Giordano, concede al tempio il titolo di «Santuario Mariano Diocesano». Ma don Raffaele non può vedere questi ultimi sviluppi: la sera del 1 giugno 1961, non si sente bene, avverte un fastidio al petto; la mattina seguente si alza per celebrare la messa, ma sarà l’ultima della sua vita: si spegne in quello stesso giorno. I suoi resti sono conservati nel «suo» Santuario a Torre del Greco.





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